Creste e Crinali e antiche residenze

di Silvia Ugolotti

Passeggiate ad anello, antiche corti e cavalli autoctoni allo stato brado: dalla Val Ceno alla Val
Taro ci si addentra nella wilderness parmigiana

Distanza: 10 chilometri
Tempo medio di percorrenza: 4.30 ore
Punto di arrivo e di partenza: il parcheggio Città d’Umbria all’inizio del sentiero Cai 809a
Quando: dalla primavera all’autunno
Per chi: è abituato a camminare
Segni particolari: natura, geologia, storia
Note: la segnaletica non è sempre riconoscibile. Meglio affidarsi a una guida
Vale la camminata: le creste scoscese e i faggi secolari

Creste montuose, poi boschi misti, faggete, praterie e valli verdi che si stendono intorno al monte Barigazzo: a 1284 metri d’altezza sorveglia un’area di valore naturalistico e protegge dalle correnti fredde che arrivano dal nord. Dalla sua cima, quando il cielo è terso, si vedono le Apuane. Lo si raggiunge in auto e, ancora meglio, a piedi.
Una passeggiata ad anello che parte dal parcheggio Città d’Umbria, nei pressi della frazione di Tosca, porta alla scoperta di un angolo selvaggio e poco conosciuto fatto di natura e pietre storiche. È all’interno del comune di Varsi. Lasciata l’auto al parcheggio si entra nel sentiero Cai 809° e si cammina fino a uno specchio d’acqua temporaneo conosciuto come lago Giorgio.
Una breve deviazione a destra porta, invece, all’altura di Città D'Umbria, un pianoro con un semicerchio di maestosi faggi secolari dalla forma allargata: all’ombra resistono i resti di muretti a secco, antichi camminamenti di guardia costruiti con blocchi di arenaria. Erano parte di un antico insediamento fondato tra il III e il II secolo a.C. (dai Liguri o dagli Umbri) e fortificato qualche secolo più tardi dai Bizantini. Molte le ipotesi sulle origini e il significato di Città d’Umbria, di certo si sa che fu riscoperta a fine 1800 dall’archeologo Alexander Wolf. Arrivò qui per seguire le tracce di una leggenda - “a città d’Umbria c’è sepolto il più bel tesoro che al mondo ci sia” – e ne rimase affascinato.
Ripreso il sentiero 809a si prosegue in salita verso sud-est fino a un avvallamento dove si trova un’indicazione per la cima del Monte Cravedosso e, poco dopo, un bivio. È il punto in cui si uniscono i sentieri che portano alla Cresta Facile e alla Cresta Difficile, due crostoni rocciosi, paralleli e rettilinei. Qui vale la pena deviare e risalire la parte finale della Cresta Difficile: si
arriva sul punto più alto del lato nord da dove si spalanca la vista sulla valle e sulle rocce, una natura aspra e remota. Una volta scesi e tornati al punto in cui si era lasciato il sentiero, si punta a destra per seguire il tratto verso la “Cresta Facile”. Il tracciato è stretto e sale in costa fin sulla lama del monte. Ai lati strapiombi pietrosi, davanti la vetta del Monte Barigazzo. Si attraversano boschi e praterie, dove in estate corrono allo stato brado i cavalli bardigiani, fino a raggiungere la Chiesa della Madonna della Guardia. Intorno, si dipana una ragnatela di sentieri che i partigiani usarono per scampare alle imboscate. Arrivati in cima le Creste sembrano balene affioranti da un mare di faggi.

La discesa è più rapida e segue per un tratto il sentiero della resistenza che porta al castello di Mariano, sede del primo comando partigiano del parmense. Poi, si prende per il borgo abitato di Pianelleto, una manciata di case di pietra dall’architettura tipica del 1400, tra le più sperdute della provincia di Parma. Due guaritrici e un carbonaio sono stati gli ultimi abitanti: oggi regna il silenzio, interrotto solo dal sibilo del vento che si fa strada tra fessure e finestre sgangherate. Ancora qualche chilometro e l’anello si chiude.

CON CHI: Giuseppe Zanetti

Vive a Varsi, dal 1978, quando è nato. Ama la montagna e i paesaggi italiani. Ha collaborato alla progettazione della rete sentieristica del suo Comune. Passeggia tra i monti da quando è bambino, in cerca di funghi e di silenzio. È guida ambientale escursionistica del gruppo Trekking Taro e Ceno.                                                                                                                         

Le dritte di Giuseppe

Mai sottovalutare la montagna, anche l'Appennino ha i suoi rischi. Quando si cammina è importante non abbassare la guardia, soprattutto alla fine. La sensazione di essere arrivati e la stanchezza portano a rilassarsi: è il momento in cui si deve prestare più attenzione.

DA SCOPRIRE: Varsi 

Nella valle del fiume Ceno, Varsi è ai piedi del monte Dosso. Un tempo attraversato dai pellegrini in marcia verso Roma, lungo la Via Francigena e da eserciti diretti nei territori liguri-toscani oggi è punto di sosta di camminatori e motociclisti. Poche case circondano la piazza principale dove rimangono i resti delle torri dell’antico castello vicino alla chiesa trecentesca di San Pietro, più tardi ricostruita in forme barocche. Una chicca: il piccolo oratorio della Madonna della Canala del XVII secolo. La facciata ha un portale architravato ben tenuto e all’interno parte degli arredi sono originali del XVIII secolo.

Il castello di Golaso

È nel cuore della Val Ceno lungo la strada provinciale che da Varsi scende verso Parma. Una magnifica architettura con una corte interna, circondata da campi. Maniero dalle origini incerte (pare del VI secolo), era una fortificazione difensiva trasformata nel tempo in una dimora gentilizia del tardo rinascimento. Le mura corrono attorno a una pianta a forma di quadrilatero, ci sono torri circolari, la colombaia, un ingresso con arco a tutto sesto, l’antico pozzo e l’oratorio. Un’architettura affascinante che ha fatto da sfondo ad alcune scene della fiction “Elisa di Rivaombrosa”, girata in val Ceno. Si dice che la struttura sia stata pensata per rappresentare lo scorrere del tempo: 365 finestre come i giorni dell’anno, 12 scale come il numero dei mesi, 30 porte come il numero dei giorni che compongono un mese. Ci abitarono i conti Rugarli nel XVIII secolo poi, dal 1832 la famiglia Corsini. Oggi la corte ospita abitazioni private.

Corte Zanetti

Fu la corte della famiglia Zanetti, un giro di mura che racchiudono cortili, giardini interni, torri, bassorilievi. È a Carpadasco e la si raggiunge dalla provinciale lungo una strada sterrata: “Carpadasco là in alto/ con le chiare fontane,/ coi cento colombi sui tetti,/coi fioriti giardini”. Sono i versi di Francesco Zanetti nato qui nel 1870, conosciuto come il poeta della Val Ceno. Giornalista appassionato e anticonformista collaborò con le più importanti testate dell’epoca. Spirito colto, artista di squisita sensibilità, Francesco Zanetti considerava il giornalismo come apostolato e la corte di Carpadasco la casa dell’infanzia felice. All’interno del piccolo borgo, c’è l’oratorio di San Rocco dalle forme romaniche e barocche.

TRAVEL TIPS

Locande, agriturismi e b&b - Everland

Una casa rurale da poco ristrutturata ospita cinque stanze colorate, tavole per mangiare proposte gastronomiche costruite con i prodotti biologici dell’azienda agricola. Ci sono anche otto cavalli e la possibilità di prenotare lezioni e "battesimi della sella"; per i bambini.

La buona tavola- Trattoria Città d’Umbria

Si rispetta la tradizione dal 1945 a Tosca di Varsi. Qui la famiglia Labadini-Zanelli mette a tavola chi sale verso i monti della Val Ceno. Un portico e due sale (accattivate quella con camino) da poco ristrutturate accoglie i propri ospiti in un’atmosfera curate e informale al tempo stesso. La cucina è quella di casa, gli ingredienti sono quelli del territorio, selezionati con cura. Prodotti DOP e DOC biologici e da agricoltura a lotta integrata, attenzione. Particolare attenzione alle cotture e alla carta dei vini.

Al posto giusto

Bar, trattoria, panetteria e pizzeria: di tutto un po’, di tutto bene. Nella piazza di Varsi, di fronte alla chiesa al bacone si può fare la spesa di ottimo pane, focaccia e dolci. Ai tavoli si ordina la cucina genuina e una pizza leggera dalla lunga lievitazione. Servizio attento, sorrisi gentili: da provare.

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